"Per la Fine dei Tempi" - MassimoBacci

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"Per la Fine dei Tempi"

PRODUZIONI MULTIMEDIALI


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Mons. Pasquale Maria Mainolfi



"I GIORNI DELLA SPERANZA"

Una storia carica di profezia



Il grande compositore francese Olivier Messiaen (1908-1992) ha intessuto su spunti dell’Apocalisse la traccia musicale del suo Quartetto "Per la Fine dei Tempi".
Dall’alto del suo trono il Signore stende su quella sconfinata assemblea liturgica la sua tenda santa, trasformando così quella comunità in un tempio vivente. E attingendo a una profezia di Isaia (49,10), si dipinge quell’immenso popolo come immerso in una beatitudine estrema e piena: «Non soffriranno più fame né sete, né il sole li colpirà, né alcuna calura, perché l’Agnello al centro del trono li farà pascolare e li guiderà alle sorgenti dell’acqua della vita; e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi»
(7,16-17).

 Parte da qui anche la sostanza artistico-musicale del Concerto Multimediale per "la Fine dei Tempi", ideato e strutturato dalla fervida vena poetica di Massimo Bacci, violinista di vaglia, didatta affermato, che ha saputo mettere assieme "i frantumi del mondo" (la storia) per condurci "sani, santi e salvi" alla "fine dei tempi".

 Si tratta di un progetto realizzato grazie all’apporto della voce, della musica, della pittura, del segno corporeo, delle innovazioni e delle contaminazioni tecnologiche, ma soprattutto di quella traccia «misericordiosa» che accoglie e avvolge, oggi, come alla fine dei tempi.

 I tessuti musicali, le pagine di Olivier Messiaen e di Michele Biasutti fanno di questo concerto un evento che c’interroga e ci sconvolge, ci turba e ci rasserena, ci fa leggere la drammaticità dei nostri giorni e ci prepara a quelli che verrano.

 Molti hanno dichiarato la resa dell’intelligenza alla cultura del nulla e della morte che irrompe dopo un secolo di devastazione e di tragedia a ferire, con gesti inauditi di terrore e di orrore, anche l’alba del terzo millennio. Anche il nuovo millennio somiglia, infatti, ad un "grande sabato santo, giorno dell’assenza di Dio, nel quale anche i discepoli hanno un vuoto agghiacciante nel cuore che si allarga sempre più, e per questo motivo si preparano pieni di vergogna ed angoscia al ritorno a casa e si avviano cupi e distrutti nella loro disperazione verso Emmaus, non accorgendosi affatto che colui che era creduto morto è in mezzo a loro"
(J. Ratzinger).

 L’eclissi di Dio ha inesorabilmente segnato anche l’ora dell’eclissi della dignità della persona umana. Il ritorno in patria di Dio, divenuto straniero per l’orgoglio nichilistico dell’uomo, favorirà e realizzerà certamente il trionfo della civiltà dell’Amore.

 Spetta dunque ai testimoni tracimare nelle ferite della storia il volto trinitario del Dio Amore. L’uomo contemporaneo crede infatti "più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla teoria, più ai fatti che alle parole" (Paolo VI).

Mons. Pasquale Maria Mainolfi
Direttore dell' I.S.S.R. e dell' Ufficio per l' Università e la
Cultura dell' Arcidiocesi di Benevento



Prof.  Michele  Biasutti

Note sul concerto Multimediale

"Per la Fine dei Tempi" di Massimo Bacci


L’impegno di essere artisti

Perché un musicista scrive sull’olocausto? L’essere artista e musicisti comporta anche responsabilità e impegno sociale. L’artista è chiamato a pronunciarsi e a trasmettere contenuti che possono essere anche molto forti e toccanti. Le esperienze umane, anche le più buie e inquietanti, nelle quali gli esseri umani dimostrano le atrocità di cui sono capaci, fanno riflette e sono tradotte in stimoli creativi e vitali anche se drammatici e bui.

Alcuni anni fa ho condotto un viaggio nei luoghi della memoria, recandomi in diversi campi di sterminio. Tale esperienza è stata per me devastante dal punto di vista umano, ma allo stesso tempo educativa. Dopo tale viaggio sono rimasto traumatizzato senza riuscire a dormire per diverse notti investito dalle immagini, dai volti, dai luoghi, dai colori struggenti che si ripresentavano nella mia mente in un turbinio incessante. In particolare echeggiavano costantemente in me anche gli eventi sonori in ricordo di tali luoghi: voci, sussurri, grida, urla, pianti. Una serie di interrogativi risuonavano tutt’oggi in me: perché tali atrocità, perché questa follia umana? Domande senza risposte.

Dopo il momento di forte impatto e di choc si passa poi alla riflessione e alla ristrutturazione: vi è la necessità di far proprie anche queste esperienze dure e sconcertanti, per farle diventare costrutti e riferimenti di vita. Per tali motivi una visita ad Auschwitz è da ritenersi altamente educativa e dovrebbe far parte del patrimonio delle esperienze di tutti noi.

Il messaggio che ne scaturisce è che non si può dimenticare, perché sarebbe come nascondere l’evidenza. È necessario andare avanti, ma con spirito critico e con rispetto verso la memoria storica che deve costituire elemento di discussione affinché tali eventi non si verifichino più. Il messaggio musicale creato intende essere forte e indelebile, come indelebile è il ricordo.

Caratteristiche della musica

La musica scritta per il concerto Multimediale "Per la fine dei tempi"
(concepita appositamente per il video realizzato da Massimo Bacci) intende prendere per mano e condurre l’ascoltatore in costellazioni mentali inedite e imprevedibili, in mondi sonori immaginari in grado di indurre sensazioni particolari e generare un ascolto attivo.

Vi è stata la necessità di lavorare su un materiale musicale particolare, fatto di sussurri, di frusci, di infrasuoni, con un uso dilatato del materiale, per ricreare atmosfere allucinatorie e angoscianti.

Lo scopo è di portare l'ascoltatore in dimensioni altre, nelle quali vi è una modificazione delle capacità sensoriali, facendo riferimento agli studi sulle illusioni percettive e su alcuni fenomeni percettivi studiati nella psicologia della musica, come il mascheramento, la percezione spazio-temporale e alcune illusioni percettive sul ritmo. Lo scopo è applicare compositivamente i risultati di tali studi, sperimentando alcune soluzioni formali originali. I dati delle ricerche psicologiche sono utilizzati per trasformare il materiale musicale, che, in questo modo, assume nuove connotazioni semantiche.

Il brano si sviluppa formalmente su piani paralleli: la voce enfatizza i toni drammatici e i momenti struggenti che riecheggiano nel testo, mentre la parte flautistica propone un contrappunto con crescendi solistici, che si deformano timbricamente e degenerano strutturalmente.

Tali trasformazioni avvengono per piccole variazioni, con l'intento di creare effetti ipnotici. L’esplorazione sonora e l’andamento sono realizzati con l’intento di dilatare la sfera spazio-temporale della percezione.

La ricerca musicale condotta riguardo al flauto, pone l’attenzione su un universo sonoro celato, comunemente non udibile, costituito da infrasuoni, sonorità flebili, fruscii, transitori d’attacco che normalmente non viene sfruttato in musica. L’esplorazione sonora riguarda anche fruscii ottenuti con tecniche esecutive particolari, brusii che si colorano gradualmente diventando suono, ma avviene anche l’inverso: dal suono si arriva progressivamente al rumore bianco, sondandone le caratteristiche. L’intento è di realizzare una ricerca timbrica analizzando lo spettro armonico del suono e rendendone evidenti alcuni elementi. Lo scopo è di lavorare direttamente nel suono, quasi plasmando la materia acustica, costituendo uno sviluppo formale in termini timbrici.

In tale contesto viene utilizzata l'elaborazione elettronica dal vivo del suono che accentua particolari caratteristiche timbriche del flauto, creando un tessuto sonoro con estensioni del timbriche.

Ringrazio particolarmente Massimo Bacci per avermi coinvolto in questo progetto e per aver ideato lo spettacolo e Roberto Maggio che ha prestato la sua professionalità e competenza nell’esecuzione della mia musica.


Michele Biasutti
Researcher Faculty of Psychology, University of Padova
Professor of Psychology of Music






Prof. Davide Nava


"DALLA STORIA DEL NICHILISMO
ALLA CIVILTA' DELL'AMORE"





“Quartetto per la Fine dei Tempi” irrompe nelle profondità dell’anima, aprendovi molteplici varchi con l’intensità e la densità del clarinetto, del pianoforte, del violino e del violoncello, che vi scavano, nel tempo della vergogna, dell’orrore e della sofferenza, orizzonti sconfinati all’attesa di un compimento eterno.

   Dall’inaudita segregazione della condizione umana, travolta e crocifissa nella tragedia ferina dei totalitarismi del XX secolo, si eleva il grido-canto del martirio tessuto di angoscia e speranza.

    C’è nel concerto multimediale, realizzato dalla straordinaria interpretazione di Massimo Bacci, un’ampiezza multivocale di segni che aggrediscono la sensibilità interiore con suggestioni cariche di memoria, che artigliano il pensiero sgomento e sconfitto nella presunzione del primato esclusivo della Ragione.

    Le luci, la danza, le parole, la pittura, il ritmo, le linee melodiche assediano con durezza lo sguardo e turbano il cuore con l’assalto del gelo e della paura e infine riconsegnano l’uomo al mistero dell’amore e allo splendore della Verità.

    Massimo Bacci, sulla soglia del III millennio già immerso nell’orrore del sangue e dell’infamia, ci invita a interrompere l’affanno del tempo, a sospendere l’avidità delle cose e l’insidia luciferina dell’orgoglio e, nel silenzio della contemplazione, a porci in ascolto della “voce metafisica della fine dei tempi”.

                                                                                                                                                       
Davide Nava


(Già sindaco e Senatore della Repubblica  è attualmente Preside nelle scuole statali e Docente di Storia della Filosofia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose e lo Studio Teologico di Benevento.)

Pubblicazioni:

- Elogio degli insegnanti o del suicidio pedagogico;
- Educazione, Destino, Speranza;
- I giorni della speranza – Profezia e Storia.



PAOLA PARISE - giornalista

< La bellezza di suono di Bacci e del suo ensemble ha incarnato l'ansia metafisica di Messiaen >

Un ensemble, che con la rara finezza e smaterializzazione del suono ha condotto il pubblico fuori dalla sfera del tempo, nello spazio immoto dell’eternità, come ha voluto Messiaen.

Non sarà facile riprodurre altrimenti questo “Quatuor pour la fin du temps” eseguito a Roma per il New Opera Festival 2004, legato al luogo, e dunque sempre diverso, coi video di opere d’arte trascelte da Massimo Bacci, la forte attrice Margot Sikabonyi, il sensibilissimo danzatore terreno e celeste Giacomo Calabrese: eppure io resto in attesa di questo momento d’arte, di grande musica e non solo.
Dunque, a presto.

Paola Pariset, editorialista de "IL TEMPO", Roma

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